Un’enciclica che ha cambiato la storia
Il 15 maggio 1891 Papa Leone XIII pubblica la Rerum Novarum, prima enciclica sociale della Chiesa. In piena rivoluzione industriale, denuncia lo sfruttamento operaio e propone un paradigma fondato sulla dignità della persona, sul diritto di proprietà “temperato” da destinazione universale dei beni, sul salario giusto e sul ruolo mediato dello Stato fra capitale e lavoro. È la prima volta che un Pontefice affronta sistematicamente “la questione operaia”, denunciando lo sfruttamento, l’accumulo di ricchezza in poche mani e l’assenza di tutele per chi lavora nelle fabbriche della rivoluzione industriale.
I cattolici vengono così sollecitati all’azione sociale, a costruire forme di tipo solidaristico per vincere la solitudine e combattere l’emarginazione dei più poveri.
I cinque pilastri dell’enciclica
Dallo scritto di Leone XIII germogliano cinque traiettorie, talmente ricche di senso dall’essere considerate tuttora molto attuali:
1. Persona e dignità: il lavoro è “espressione dell’uomo”, parte della natura umana, non mera merce;
2. Giustizia retributiva: per un salario sufficiente a garantire una vita dignitosa alla famiglia;
3. Solidarietà e diritto di associazione: dovere di sostenere i più deboli attraverso corpi intermedi (nascono anche i sindacati “bianchi” cattolici);
4. Sussidiarietà: intervento sussidiario dello Stato rispetto all’autonomia e all’iniziativa dei livelli e delle realtà minori (il termine “sussidiarietà” in realtà compare per la prima volta in un documento magisteriale solo trent’anni dopo, ma il principio è lo stesso);
5. Proprietà responsabile: la proprietà privata è legittima se orientata al bene comune.
I frutti sociali: il movimento cattolico, le Casse Rurali, il welfare cattolico
Già qualche anno prima della Rerum Novarum, nel 1883, a Loreggia (Padova) il giovane deputato Leone Wollemborg sperimenta il modello Raiffeisen fondando la prima Cassa Rurale italiana per 32 piccoli proprietari: è un’iniziativa laica, ma dimostra che il credito mutualistico può spezzare il gioco dell’usura nelle campagne. Pochi anni dopo, Don Luigi Cerutti replica l’esperienza a Gambarare di Mira (Venezia) rendendola esplicitamente cattolica. La Rerum Novarum imprime forza generativa e, tra fine Ottocento e inizio Novecento, l’enciclica scende subito in strada ispirando opere concrete: Don Lorenzo Guetti avvia, nel luglio 1892, la prima Cassa Rurale trentina a Quadra, trasformando valli povere in un laboratorio cooperativo. La diffusione è rapidissima: nel 1897 le Casse sono 904, di cui ben 779 cattoliche. Offrono piccoli prestiti a tassi solidali, raccolgono risparmio locale e finanziano sementi, attrezzi, caseifici e persino i primi asili rurali, inserendosi in un più vasto ecosistema mutualistico che comprende società di mutuo soccorso, cantine sociali e latterie cooperative. Alla vigilia della Grande Guerra, le Casse cattoliche superano quota 2.000 su 2.594 Istituti attivi (1915), diventando la spina dorsale creditizia del mondo contadino. Sono tanti i sacerdoti impegnati su questo fronte: oltre a Don Luigi Cerutti e Don Lorenzo Guetti, ricordiamo Don Luigi Sturzo, Don Carlo De Cardona e tanti altri.
Sul fronte sindacale lo stesso impulso dà vita alle “Leghe Bianche” e alle prime Unioni professionali cattoliche dei braccianti: organizzazioni che difendono i salari agricoli, promuovono contratti collettivi e sperimentano casse malattia e fondi pensione parrocchiali.
A livello culturale, l’economista veneto Giuseppe Toniolo, definito “l’apostolo” della Rerum Novarum, incanala questa effervescenza nella formazione delle classi dirigenti: lancia nel 1907 a Pistoia-Pisa la prima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, dove preti, laici e studiosi discutono di contratti agricoli, organizzazione sindacale e cooperazione, gettando le basi del futuro Partito Popolare e di un laicato sociale maturo.
In meno di venticinque anni, dunque, il messaggio di Leone XIII genera una rete capillare di finanza mutualistica e di mobilitazione popolare che non solo allevia la povertà rurale, ma educa al risparmio, alla responsabilità e alla partecipazione democratica: le fondamenta su cui la dottrina sociale della Chiesa costruirà, nel Novecento, sindacati, movimenti politici e moderne banche cooperative.
Dalla scelta del nome una chiara direzione per Leone XIV
Leone XIV ha dichiarato sin da subito di aver scelto questo nome trovando ispirazione nella vita e nell’opera di Leone XIII. Questa la sfida pastorale: raccogliere l’eredità di Leone XIII per guidare la Chiesa e l’impegno sociale dei cattolici nell’attuale “rivoluzione industriale”, segnata da intelligenza artificiale generativa, machine learning, robotica collaborativa. Come allora la macchina a vapore, così oggi i data-center di Silicon Valley e Shenzhen aprono straordinarie opportunità di innovazione e sviluppo, ad una velocità senza precedenti; allo stesso tempo, però, ci sfidano con interrogativi cruciali su etica del lavoro, disuguaglianze globali e governance tecnologica.
I semi già piantati fino a Papa Francesco
Ogni trent’anni circa la Chiesa ha aggiornato quella “carta costitutiva” del suo impegno sociale. Nel 1931 la Quadragesimo Anno di Pio XI si concentra sul principio di sussidiarietà, criticando sia il capitalismo selvaggio sia il collettivismo; nel 1961 la Mater et Magistra di Giovanni XXIII amplia l’orizzonte alla cooperazione internazionale e alla funzione redistributiva dello Stato; nel 1981 la Laborem Exercens di Giovanni Paolo II proclama la “centralità del lavoro umano” nell’epoca dell’automazione. Così dal 1991 a oggi: Centesimus Annus, Caritas in Veritate, Laudato Si’, Fratelli Tutti consolidano in maniera poderosa il paradigma di ecologia integrale e globalizzazione etica. Nel 2020 la Rome Call for AI Ethics stimola trasparenza, inclusione e responsabilità nello sviluppo algoritmico; il Messaggio per la 57^ Giornata Mondiale della Pace (2024), intitolato “Intelligenza artificiale e pace”, chiede che l’IA sia al servizio di “una fraternità più grande”.
Verso una “Rerum Novarum 2.0”
Sulla strada del nuovo Pontefice si pone dunque una sfida attuale ma con radici antiche: ci sono i prodromi per un’ipotetica nuova enciclica, una “Rerum Novarum 2.0” di Leone XIV che, nell’ambito dell’attuale “rivoluzione industriale” e della dottrina sociale della Chiesa, sviluppi una nuova visione sui seguenti pilastri:
- “Algoretica” e dignità della persona: sviluppare sistemi capaci di riconoscere il valore unico di ogni persona e di ampliare l’accesso a salute, istruzione, servizi personalizzati, quale risposta ai nuovi bisogni delle persone, delle città, delle comunità;
- Lavoro umano e automazione: assicurare transizioni giuste e redditi dignitosi, promozione di fondi di solidarietà (finanziati da una “tassa sui profitti dell’IA”?) e di incentivi per chi investe in up-skilling;
- Sovranità dei dati: dati personali come “nuova terra” da coltivare in modo comune e condiviso, per trasformare l’informazione in bene comune (es. promozione e sviluppo di cooperative di dati locali);
- Sussidiarietà digitale: promozione di reti cooperative di piattaforme open-source; l’innovazione cresce quando la conoscenza è condivisa;
- Ecologia integrale dell’IA, costruzione di modelli di calcolo sostenibili e a basso consumo di risorse;
- Alfabetizzazione digitale: rendere capaci tutti gli utenti di co-creare l’IA, al fine di trarne il massimo beneficio per il lavoro e la vita, non subendoli in modo passivo.
Un nuovo umanesimo digitale e un nuovo impegno generativo
Come nel 1891 la Chiesa alzò lo sguardo dalle ciminiere per affermare la dignità del lavoratore e lanciare nuove direttrici di impegno sociale, oggi punta gli occhi sui data-center che alimentano l’IA, riconoscendovi un potenziale per curare, educare, connettere e sviluppare nuovi “beni relazionali”.
La Rerum Novarum mostrò che la fede può incidere nella storia interpretando i bisogni dei lavoratori, dialogando con la tecnica, innescando un impegno sociale attivo ed enzima di cambiamento sociale ed economico. L’intelligenza artificiale, come allora la rivoluzione del vapore, esige una visione che unisca etica, economia, finanza, diritto e spiritualità. Papa Leone XIV potrà tracciare una rotta, offrire una bussola, capaci di abbracciare questa fase storica quale occasione di maggiore fraternità universale. Il seme, piantato 134 anni fa, è pronto a fiorire di nuovo, innescando una nuova fase di impegno sociale generativo, che possa produrre frutti di innovazione sociale, economica e cooperativa nell’epoca dell’IA. L’eredità della Rerum Novarum insegna che tecnica e organizzazioni socio-economiche, se guidate da un’etica della dignità e del bene comune, possono trasformarsi in motore di fraternità e sviluppo inclusivo.
* Articolo pubblicato su PortaLecce del 3 e 4 giugno 2025
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