Umanizzare l’economia, rilanciare il Mezzogiorno

L’opportunità di costruire il rilancio delle regioni meridionali passa dall’umanizzazione dell’economia. Questa condizione, che accolga in sé i valori universali dell’amore e della reciprocità, rappresenta una linea guida molto chiara sulla strada che, in ogni campo della sfera umana, possa condurre la società contemporanea verso un “nuovo Umanesimo”. Ciò appare ancora più urgente se si rivolge lo sguardo alle aree del Sud Italia, che attendono ancora la rimozione degli ostacoli che, oggi, limitano l’espressione del loro pieno potenziale.

In questo momento, in Italia, i principali indicatori esprimono, rispetto agli anni precedenti, un timido accenno all’inversione di tendenza: l’attività economica del nostro Paese ha ripreso ad avere un segno positivo (dall’inizio del 2015, circa l’1,5% in rapporto all’anno – Fonte: Banca d’Italia, ottobre 2015). Tale tendenza riguarda l’andamento della produzione industriale, il rafforzamento della fiducia di famiglie ed imprese, i consumi privati ed il timido riavvio degli investimenti in capitale produttivo. Le aree del Sud Italia, tuttavia, con le dovute, a volte evidenti, differenze, continuano ad occupare una posizione da “bassa classifica”.

In che modo, dunque, coniugare la spinta verso un “nuovo Umanesimo” con tale scenario e con l’urgenza di un rilancio dello sviluppo di questa parte del Paese?

Le risposte potrebbero essere tante e trovare collocazione in differenti ambiti, eppure c’è uno sfondo che le deve accomunare: non si può prescindere, infatti, da una maggiore umanizzazione dell’economia, assicurando al contempo la realizzazione dei principi di comunità, giustizia, libertà, sviluppo sostenibile ed equità.

Appare chiaro, però, come per un potenziamento del concetto di comunità sia necessario “scommettere” sulla fraternità (come la definì Adriano Olivetti, nel 1945, nella sua opera “Democrazia senza partiti”, quale «luogo di incontro del tuo prossimo […]. Perciò la Comunità è storia che si fa ogni giorno e […] avrà anche vita spirituale nell’esercizio della solidarietà e della fratellanza»). Così, come per un’autentica giustizia, è necessaria una concordia sociale (Sant’Agostino, nel “De Civitate Dei”, definisce la comunità di cittadini quale «moltitudine di persone unite tra loro dal vincolo della concordia […], ma la concordia civica non può esistere senza la giustizia»); in tal senso, la giustizia va intesa sia quale necessario rispetto delle regole, sia quale equità distributiva. Inoltre, non può esistere autentica libertà senza sviluppo, né sviluppo senza libertà (Amartya Sen).

In definitiva, l’intervento pubblico è chiamato a rimuovere, principalmente nel Sud del Paese, gli ostacoli che impediscono la costruzione di una società compiuta, come prevede, tra l’altro, la nostra Costituzione (art. 3). Se si seguirà questa via di umanizzazione dell’economia, quindi, saranno naturali i riflessi positivi nei vari ambiti: il denaro pubblico sarà gestito con diligenza e senza sprechi, per esempio si porrà maggiore attenzione sulla capacità di spesa dei Fondi UE (attualmente, in media, la metà di risorse dei Fondi Strutturali non viene spesa e molti interventi si disperdono in mille rivoli); gli investimenti saranno indirizzati per conseguire un’istruzione d’eccellenza e verso interventi strategici, si presterà una decisiva attenzione per debellare le piaghe del lavoro non regolare e della gestione non oculata dei rifiuti e dell’energia.

Sono queste le risposte che il Sud attende. Lungo il solco tracciato, dunque, il Mezzogiorno potrà guardare ad un “nuovo Umanesimo”, liberando finalmente il proprio potenziale verso un’economia sostenibile negli ambiti che gli sono propri: terzo settore, servizi alla persona, cultura, turismo ed attività connesse, innovazione, agricoltura ed ecologia.

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