Quando amministrare è collaborare

Vi sono molte situazioni nelle quali l’amministrazione e gestione dell’ente o di un territorio richiedono uno sguardo più ampio del solito.
Sempre più spesso, soprattutto negli ultimi anni nei quali nell’amministrazione il ruolo di “governance” ha sopravanzato quello di “government“, molte situazioni che in apparenza sembrano competitive (e in realtà lo sono), per portare ad un risultato migliore, dovrebbero essere affrontate in base ad un approccio collaborativo (o semi-collaborativo).
Vi sono situazioni, dunque, nelle quali amministrare è collaborare. Quali?

Partiamo dall’inquadrare cosa significhi avere un ruolo di governance. Se nei decenni passati il ruolo dell’amministrazione pubblica era visto essenzialmente dal punto di vista burocratico, del sistema delle regole imposte e fatte applicare, del sistema dei poteri che regola la vita di una comunità (ruolo di government), da un po’ di tempo a questa parte le cose sono cambiate a ritmi sostenuti.

La sempre maggiore necessità di programmare a livello sovracomunale, sovraprovinciale, sovraterritoriale in genere, ha comportato la necessità di aprirsi a realtà più ampie rispetto a quella amministrata. E’ qui che oggi si gioca la vera sfida a livello politico e gestionale. Avere un ruolo di governance parte dalla consapevolezza che l’amministrare coinvolga una pluralità di soggetti e interessi distinti che apparentemente sembrano confliggere ma che possono portare ad un risultato utile per tutti se si è in grado di ben rappresentarli e condurli verso obiettivi per quanto possibile condivisi. Oggi si parla molto di “reti“. Infatti negli ultimi anni si è assistito alla nascita di numerosi sistemi e reti territoriali per programmare e gestire risorse pubbliche e servizi: GAL (Gruppi di Azione Locale), ambiti territoriali, aree vaste, sistemi turistici, e così via.

In questi sistemi, il vero leader è colui che fa governance. In queste reti, le classi dirigenti devono comprendere e sviluppare la vera mission del proprio ente (che è, appunto, riconducibile al “posizionamento” dell’ente rispetto ad una realtà allargata e costituita da una pluralità di soggetti ed interessi). Ci si trova certamente in una situazione competitiva, dove tutti cercano il miglior risultato possibile per se stessi, ma chi ottiene un risultato maggiore non è colui il quale immagina già di andare al muro contro muro; bensì chi (e sono pochi!) riuscirà a comprendere che nell’amministrazione dei territori, come in altre situazioni, esiste un corso degli eventi. Vi sono eventi passati, vi è la situazione presente, vi saranno eventi futuri. Il muro contro muro potrebbe produrre il risultato che non si ottenga un granché oggi ma che non si ottenga nemmeno domani!

Esistono tecniche, esistono strategie, esistono modelli, tutti strumenti da applicare. Ma la vera chiave è l’approccio, è lo stile di direzione, la capacità di fare network. Queste caratteristiche spesso sono innate in determinate persone e certamente possono essere meglio apprese e sviluppate con l’esperienza e con l’umiltà di “mettersi in ascolto e in gioco”. In ogni caso, rientrano nella più ampia “scatola degli attrezzi” tecnici, professionali, ma soprattutto umani e caratteriali, sempre più necessaria a chi si occupa di rappresentare al meglio l’interesse pubblico e di mettere il cittadino al centro delle proprie azioni.

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