Perché il Bilancio di previsione (Enti Locali) viene approvato così tardi?

“…ma vorrei capire e ti ringrazio se mi risponderai perchè il bilancio [degli Enti Locali], se si chiama “di previsione”, non viene approvato prima dell’inizio dell’anno. Ogni anno vedo dagli atti pubblicati sul sito del comune che il bilancio viene approvato ad aprile/maggio! Ho fatto un giro su internet e ho visto che è una cosa diffusa in tutta Italia. Che cosa dice la legge?  …Ti sarei grato se mi rispondessi…” – Giuseppe

Ringrazio l’amico Giuseppe per avermi scritto e avermi posto questa domanda, anche perché dimostra spiccato senso civico. Con il suo consenso, pubblico parte della sua e-mail e parte della mia risposta (articolata in modo differente) nella speranza che possa essere utile a tutti.

Iniziamo col dire che la materia dell’ordinamento contabile degli Enti Locali è disciplinata, da un po’ di anni, dal “Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali” (c.d. TUEL – d.lgs n. 267 del 18 agosto 2000) nella parte Seconda (artt. 149 e ss.), aggiornato con le successive modifiche, e operativamente da altre leggi dello Stato (come il DPR n. 194/1996) , dai c.d. “Principi Contabili” e dai Regolamenti di Contabilità dei singoli Enti. Il Bilancio di Previsione è da sempre, possiamo dirlo, considerato il principale documento in materia contabile e di programmazione finanziaria.

Esso raccoglie gli stanziamenti (previsioni) nelle Entrate e nelle Spese dell’Ente per l’esercizio successivo ed ha una funzione “autorizzativa”, nel senso che, mediante l’approvazione da parte dell’organo consiliare (su proposta dell’organo esecutivo), si autorizza l’esecutivo (la Giunta) a “impegnare” le spese previste sulla base degli “accertamenti” in entrata previsti.
[Tralascio ulteriori approfondimenti tecnici sul Bilancio, non credo sia la sede più adatta. Se qualcuno volesse approfondire, sono comunque a completa disposizione.]

Il tuo dubbio, Giuseppe, è legittimo; intanto ti dico che non è un fatto che riguarda soltanto Melendugno, ma questa è una pratica diffusa da sempre in tutte (o quasi) le Amministrazioni periferiche. Dicevo che il tuo dubbio è legittimo in quanto la legge (art. 151 TUEL) prescrive che il Bilancio di Previsione, insieme a diversi altri documenti (come il Bilancio pluriennale, la Relazione Previsionale e Programmatica, e vari altri allegati), va presentato in Consiglio e deliberato entro il 31 dicembre dell’anno precedente rispetto all’esercizio al quale si riferisce. Anche perché si tratta, appunto, di un documento previsionale sulle Entrate e sulle Spese dell’anno successivo. La stessa legge, però, consente un “differimento” di tale termine in presenza di motivate esigenze, con decreto del Ministro dell’Interno (d’intesa con il Ministero del Tesoro, ecc.). Di solito questo termine viene fatto slittare al 31 marzo, ma è spesso avvenuta un’ulteriore proroga, anche fino al 31 maggio.

Il tempo che intercorre tra l’inizio del nuovo anno e l’approvazione del Bilancio prende il nome di “Esercizio provvisorio“. In quest’arco di tempo, praticamente, si può dar luogo soltanto all’ordinaria amministrazione ed effettuare solo determinate spese vincolate (ad esempio: stipendi, rate dei mutui). Per il resto, è possibile effettuare spese (per ogni singolo sottoaggregato di spesa dal nome “intervento”) in misura non superiore mensilmente ad un dodicesimo dell’ultimo Bilancio approvato.

Voglio chiarire alcuni aspetti: dal momento che il mio è sempre un approccio strategico alle tematiche amministrative e non burocratico, nonostante la legge preveda la possibilità di prorogare anche di molti mesi l’approvazione del Bilancio, non è detto che questa sia una cosa positiva per l’Ente. Comunque neanche per forza negativa (cioè non è detto che l’approvazione o meno in tempo del Bilancio sia indice dell’efficacia delle politiche pubbliche). Mi spiego…

Data la funzione autorizzativa del Bilancio, cioè la possibilità di dar luogo alle spese previste solo dopo l’approvazione dello stesso, si comprende come un ritardo spesso così consistente riduca i mesi nei quali, durante l’anno, è possibile amministrare nel pieno delle possibilità. Cioè, dar luogo ad investimenti qualificanti per l’azione amministrativa è possibile esclusivamente a partire dall’approvazione del Bilancio. Se questo da un lato è negativo (anche perché non è che le esigenze dei cittadini si prendono mesi di “esercizio provvisorio”…), potrebbe essere anche un comportamento inserito in una buona prassi amministrativa se i primi mesi, ad esempio, fossero impiegati per dar luogo ad una buona programmazione, alla quale conseguissero interventi efficaci (ovviamente tutto da valutare).

Concludendo, ritengo che in linea di massima questa prassi diffusa (conosco, però, diversi Enti che approvano il Bilancio entro dicembre, ad esempio il Comune di Milano), pur consentita dalla legge, non sia estremamente positiva. Consiglierei alle Amministrazioni di lavorare per far si che il ciclo di programmazione porti alla costruzione del Bilancio di previsione entro, al massimo, i primi due mesi dell’anno.

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