Nuovi Sindaci (nel tempo del cambiamento) subito alla prova della capacità amministrativa

Con il secondo turno (c.d. “ballottaggi”), svoltosi nella giornata di domenica 19 giugno nei Comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, si è ufficialmente conclusa la tornata relativa alle Elezioni amministrative 2016.

Dal punto di vista politico si sono verificati numerosi colpi di scena, segno della conferma di un tempo di cambiamento e modifica dei vecchi paradigmi della politica italiana. Le competizioni elettorali locali, certamente, rappresentano una storia circoscritta. Tuttavia, soprattutto quando esse coinvolgono alcune tra le città più “importanti” del Paese (per storia, economia, popolazione), le valutazioni devono senz’altro riferirsi anche ad uno scenario allargato, nazionale.
Particolarmente degne di nota, in tal senso, le competizioni di Roma e Torino, che hanno sancito l’affermazione delle candidate del Movimento 5 Stelle. Molto entusiasmanti anche alcune competizioni svolte qui nel Salento, per esempio a Nardò e a Gallipoli, dove sono stati eletti due giovani Sindaci, poco più che trentenni, anche in questi casi sconvolgendo schemi o scenari tradizionali.

Passione, programmi ambiziosi e sogni. Voglia di cambiamento, di futuro, di lasciarsi alle spalle un vecchio modo di intendere la gestione del potere e della cosa pubblica (accentramento delle scelte, poco spazio per trasparenza e buona amministrazione), speranza di ritrovare integrità morale e comportamentale nei propri rappresentanti, in sintesi, sono alcuni dei motivi alla base del successo di volti nuovi e 5 Stelle.

Presenza di dilaganti fenomeni corruttivi, lungaggini burocratiche, palese incapacità di interpretare i bisogni collettivi e dare risposte alla paura di non farcela, invece, gli ulteriori motivi che stanno seriamente mettendo a repentaglio il rapporto Stato-cittadino (nonché la fiducia di quest’ultimo nelle istituzioni) e che spingono sempre maggiori fette di elettori a disertare le urne.
Infatti, un altro elemento di notevole importanza, da tenere in considerazione, riguarda il fatto che, in molte città, la maggioranza degli elettori ha deciso di rimanere a casa piuttosto che andare a scegliere i propri rappresentanti al governo locale. Segno, questo, di un costante crollo della fiducia dei cittadini nella politica, anche locale (che, storicamente, aveva tenuto rispetto ai crolli sul piano nazionale). I partiti sono in caduta libera e i cittadini non votano più candidati scelti e imposti dall’alto e non seguono, come in passato, le indicazioni provenienti da questo o quel partito.

Oggi la politica è, dunque, in fase di cambiamento. Steering not rowing, il compito delle istituzioni. Organizzare le diverse dimensioni delle città, gli spazi sociali, i servizi, i canali attraverso i quali le componenti sociali (enti, imprese, non-profit, cittadini) possano collaborare all’edificazione della comunità, secondo un sistema di nuovo welfare civile. Orientare le scelte nel trasferimento equo di risorse, anche impiegando la leva fiscale per gestire le criticità (reddito, ambiente, sviluppo) e comportamenti basati su integrità morale, dedizione e competenza: alle forze politiche (nuove o rinnovate) spetta il compito di organizzare le risposte a questi bisogni reali e presenti. Naturalmente in base alle diverse visioni e ai differenti orientamenti. Non si può più attendere, il cambiamento è adesso. Ed è un uragano.

Complimenti, dunque, ai nuovi Sindaci e auguri di buon lavoro!
Ora la prova più dura: dimostrare di saper bene amministrare, realizzando programmi e promesse (in precedenti articoli, su questo blog, si trovano ampi approfondimenti in merito). Occorre gettarsi subito nella realtà, fatta di urgenze, scadenze, forti pressioni. Bisogna districarsi, sin dal primo giorno, nella fittissima rete della gestione di un’amministrazione pubblica locale, fatta anche di dinamiche specifiche e particolari, tipiche dell’ambito pubblico, anche con riferimento alla modalità di assumere le decisioni, alle tempistiche, ai linguaggi, ai comportamenti, alle relazioni con il personale, con i cittadini, con le imprese, con le altre istituzioni.

Nessun periodo di “riposo”, sin dai primi giorni i neoeletti sono chiamati a mettere in atto numerose attività, alcune di esse anche molto complesse (se si intende ben amministrare!) alla luce delle recenti riforme. Oltre agli adempimenti classici, successivi alla proclamazione (convocazione primo Consiglio Comunale, nomina della Giunta, insediamento, presentazione linee programmatiche e strategiche, ecc.), i nuovi Sindaci dovranno subito procedere alla verifica straordinaria di cassa, oggi molto più “realistica” che in passato, ed entro il 31 luglio (salvo proroghe) alla verifica degli equilibri di bilancio, all’assestamento dello stesso (2016-2018), nonché all’approvazione del Documento Unico di Programmazione 2017-2019.

In questi anni sono aumentate le responsabilità (per ambiti e perimetro), è cambiato il sistema contabile e di bilancio (strumenti fondamentali per le decisioni), nonché il ciclo di programmazione. Numerose novità sono state introdotte anche nell’ambito degli appalti e dei contratti pubblici, del personale (anche rispetto alla possibilità o meno di assumere), dei servizi pubblici locali, della trasparenza. E’ necessario acquisire un mix di risorse finanziarie esterne (anche di origine comunitaria) per far fronte ad un altissimo grado di autonomia finanziaria nel quale gli enti locali, oggi, si trovano ad operare. Spesso (come nel caso di Roma), ci si trova incatenati in situazioni di dissesto, conclamato o di fatto, derivante da gestioni precedenti, con alti livelli di indebitamento e bassa possibilità di investimento.

Al contempo, la domanda e i bisogni dei cittadini sono ai massimi livelli, anche con riferimento ai tempi nei quali si pretendono delle risposte certe. La sfida è perciò molto dura. Un grande incoraggiamento a questi nuovi interpreti del cambiamento: a qualsiasi bandiera essi appartengano, possano avere il vento in poppa e generare benessere, realizzando città sempre più a misura di cittadino (più “smart”) e migliorando la qualità della vita delle proprie comunità.

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