Bilanci e tributi, i sindaci col fiato sospeso

(Articolo pubblicato su “Nuovo Quotidiano di Puglia” del 13/05/2014)

Le prossime settimane sono decisive per evitare la paralisi amministrativa dei Comuni italiani. L’incertezza relativa all’applicazione dei nuovi tributi locali sta generando, in questi mesi, molta preoccupazione. Ad oggi soltanto l’11% dei Comuni hanno definito l’entità dell’applicazione della Tasi (tributo sui servizi indivisibili).

Accanto ad una meno rilevante ma, di fatto, antipaticissima e infelice successione terminologica, emergono sostanziali problematiche tecniche che potrebbero ripercuotersi sul piano politico-amministrativo. Per Imu (seconde case), Tasi e Tari (tassa sui rifiuti), tributi che insieme compongono la cosiddetta Iuc (imposta unica comunale), infatti, non sono ancora chiare le aliquote e le eventuali detrazioni. La situazione generata dal precedente Governo è paradossale ed il rischio di trovarsi con decine di migliaia di aliquote, largamente differenti e discrezionali nelle diverse aree della nazione, è molto alto.

Inoltre, nessuno riesce ancora a venire a capo della più volte annunciata distribuzione del fondo di solidarietà comunale (poco più di sei miliardi e mezzo di euro!), risorse delle quali non sono ancora chiari i criteri di ripartizione.
Tutto questo produce un’incertezza sulla reale entità delle risorse che dovrebbero entrare nelle casse comunali ed è questa, dunque, la reale motivazione per la quale la maggior parte dei Comuni ritarda l’approvazione del “documento fondamentale” di programmazione economico-finanziaria: il bilancio di previsione.

Già nello scorso anno si era giunti ad una situazione piuttosto ridicola, con lo slittamento del limite per l’approvazione del bilancio a novembre. Per il bilancio 2014 il governo ha portato il limite al 31 luglio, ma l’attuale quadro del fisco locale lascia presagire che ci saranno ulteriori rinvii.

Vale la pena rimarcare che “esercizi provvisori” così ampi producono una paralisi amministrativa e una difficoltà generale a dare risposte ai bisogni dei cittadini. Per non parlare dell’impossibilità di realizzare i programmi elettorali ed amministrativi, soprattutto in termini di nuove opere e nuovi servizi. E’ vero che il nostro ordinamento prevede la possibilità dell’esercizio provvisorio e che è fisiologico, spesso necessario, un periodo di qualche mese dell’anno successivo per giungere ad una congrua determinazione delle grandezze da iscrivere in bilancio. Tuttavia, nel corso degli anni, in Italia si è abusato di questa prassi e si è persa di vista l’importanza, dal punto di vista economico-finanziario, dei processi, della programmazione, nonché sotto l’aspetto politico-amministrativo, di limitare l’esercizio provvisorio ai primi mesi dell’anno.
Questo è un punto fondamentale per una riforma della pubblica amministrazione che renda gli enti locali delle aziende pubbliche al passo coi tempi ed in grado di raggiungere l’auspicata condizione di economicità, intesa non solo quale condizione di equilibrio economico ma anche in termini di congruo soddisfacimento dei bisogni collettivi.

Quanto descritto in precedenza, infine, si colloca in uno scenario attuale in cui la metà dei Comuni si trova in campagna elettorale per il rinnovo delle amministrazioni locali, circostanza che di per sé produce una turbolenza nella tempistica dei procedimenti e della programmazione.

L’attuale situazione, dunque, rischia di compromettere l’unitarietà e l’efficacia dell’azione amministrativa dei Comuni italiani, finora baluardo indiscutibile dell’equilibrio sociale delle nostre comunità. Si pone, dunque, l’assoluta necessità che il Governo affronti l’emergenza con tempestività, ristabilendo la dovuta chiarezza in un ambito fondamentale della pubblica amministrazione e, soprattutto, della vita quotidiana del popolo italiano.

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